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Punk nella Sicilia yankee: Il 49esimo Stato di Stefano Amato

il-49esimo-statoNella storia alternativa ideata da Stefano Amato nel suo romanzo Il 49esimo stato (Milano : Transeuropa ; Feltrinelli, 2013), la Sicilia è stata annessa agli Stati Uniti nel 1948, diventandone appunto il quarantanovesimo stato, con capitale Siracusa. Si parla inglese e si usano le unità di misura dei paesi anglosassoni (piedi, libbre e gradi Fahrenheit – pp.80, 84, 202) e l’inno è My way (p.87) (Frank Sinatra era di origine siciliana da parte paterna). Nel 1978 ci si appresta a festeggiare il trentennale dell’annessione, pur se, tra i Siciliani, c’è anche chi non vede di buon occhio i “mangiaketchup” (soprannome dato agli americani) e vorrebbe il ritorno all’Italia o la Sicilia come stato indipendente.

Voce narrante del romanzo è Jefferson Lo Bello, Jeff per gli amici, lavapiatti e, nel tempo libero, chitarrista del primo e unico gruppo punk di Siracusa, i Dead Giulianos, i cui altri componenti sono l’aiuto cuoco Harry, cantante, il taciturno bassista George e il “figlio di papà” Lucky, batterista.

maglietta-dgSuonano le canzoni dei Ramones, ai quali si ispirano anche per l’abbigliamento e il logo del gruppo (disegnato da Pino Zennaro, è presentato nel libro a p.167 – qui a destra, in un’immagine tratta dal blog dell’autore, lo si vede stampato su maglietta), e dei Clash, con London’s burning che diventa Syracuse’s burning (p.41 – d’altra parte gli stessi Clash in un concerto a Birmingham nell’ottobre del 1976 l’avevano trasformata in Birmingham’s burning).

Jeff descrive sé e i compagni di gruppo con la frase “sappiamo quello che vogliamo ma non abbiamo la minima idea di come ottenerlo” (p.208): un chiaro riferimento a Anarchy in the U.K. dei Sex Pistols (“don’t know what I want but I know how to get it”).

Tra le canzoni dei Sex Pistols c’è una libera interpretazione di My way. Nella realtà alternativa del romanzo, sono i Dead Giulianos a inventarla. In una sessione in sala prove, Harry per scherzo intona la canzone, con un esito che stravolge l’impostazione di Sinatra (“La sta massacrando”). Jeff ha un’idea: quando l’amico è giunto alla fine parte “con un accordo stoppato e distorto della prima nota, ma con un tempo tre volte più veloce […] e come se niente fosse ci ritroviamo a suonare una versione punk dell’inno dello Stato” (pp.109-110).

Per le celebrazioni del trentennale è in programma un concerto dei Ramones a Siracusa e i Dead Giulianos vogliono essere il gruppo che salirà sul palco con loro. Per farlo, però, con la loro musica rozza (in pieno spirito punk: non importa saper suonare davvero, l’importante è volere fare musica) dovranno superare, in un’audizione davanti a una commissione, un gruppo già affermato composto da musicisti dotati di grande tecnica.

Tra i brani dei Clash preferiti dai Dead Giulianos c’è anche I’m so bored with the U.S.A., anche se una legge varata in vista delle celebrazioni li costringe a toglierla dal repertorio, essendo inclusa nella lista delle canzoni di cui è vietata l’esecuzione perché il loro “spirito” non è “allineato con quello del trentennale” (ovvero hanno testi ostili agli Stati Uniti o favorevoli ai sovietici), da una legge promulgata in vista delle celebrazioni (p.18). E’ un divieto che il gruppo fa fatica a rispettare. Quando cominciano la canzone in sala prove vengono subito fermati dalla proprietaria, Clara, spaventata dall’idea di un sequestro del locale e di una grossa multa:

la sala prove piomba nel buio più totale. Le nostre chitarre zittiscono all’istante […].
Quando poco dopo torna la luce, la porta si spalanca e Clara irrompe nella sala.
“Allora, ragazzi,” dice con le mani appoggiate sui fianchi. “Com’eravamo rimasti? I’m so bored with the Usa non potete provarla. Non qui almeno, ok?” (p.41)

La provano “per scaldare la voce” (p.127) prima di un’esibizione in un locale, ma anche questa volta, nonostante il posto sia ancora quasi deserto, vengono prontamente bloccati.

“Dico io, volete farmi chiudere il locale o che cosa?”
“Di che diavolo stai parlando?”
“Harry, ti prego. Lo sai che non potessi cantare certune canzoni in pubblico.” [l’italiano approssimativo è intenzionale] (p.128)

In un’occasione speciale (non do altri dettagli per non rivelare troppo della trama a chi volesse leggere il libro) non permetteranno però a nessuno di fermarli, lottando per portare a termine la canzone.

Lo cantiamo in coro dividendoci i microfoni, senza preoccuparci di steccare le note. Il tizio alto e spettrale aggira il lungo tavolo e tenta di togliere il microfono dalle mani di Harry che però si divincola. In preda a un attacco isterico l’ossigenata si precipita sull’interfono e sbraita qualcosa nella cornetta mentre noi ripartiamo con la seconda strofa […].
Si fanno avanti altri due […]. Uno tenta di togliere la corrente all’amplificazione, ma George gli si piazza davanti e fa scudo al quadro elettrico brandendo il suo basso come uno sfollagente. L’altro apre la porta e corre fuori, forse a chiamare rinforzi. (p.210)

E’ un libro da consigliare a chi è interessato alla storia fatta coi se, a chi si sente vicino allo spirito del punk e a tutti quelli che vogliono leggere un bel romanzo.

Qualche domanda all’autore.

Puoi farci un riassunto della tua attività di scrittore?

Ho cominciato a scrivere intorno ai vent’anni, prima racconti senza capo né coda, poi racconti strutturati un po’ meglio, e dei quali ero abbastanza soddisfatto da mandarli alle redazioni di riviste letterarie cartacee e online, che a volte me li hanno pubblicati. Poi ho cominciato a scrivere cose un po’ più lunghe, e da allora non mi sono più fermato: nel 2007 è uscito Soggetti del verbo perdere, nel 2009 Le sirene di Rotterdam, e ora Il 49esimo Stato. In mezzo ho fatto qualche tentativo anche con gli ebook, autoprodotti e non.

Come è nata l’idea della “storia alternativa” in cui è ambientato il romanzo?

Sembra che la Sicilia abbia realmente rischiato di diventare uno Stato americano dopo la liberazione dai nazi-fascisti: questa cosa si sente dire spesso. E allora l’ennesima volta che sognavo a occhi aperti come sarebbe stata la mia vita se la Sicilia fosse stata americana, mi è venuta l’idea di scriverci un romanzo. Credevo sarebbe stato divertente da scrivere, e infatti è stato proprio così.

Sei un appassionato di storie alternative? C’è un libro in questo filone letterario che consiglieresti (oltre al tuo) ai lettori?

Non mi definirei un appassionato di storia alternativa, ma ci sono stati alcuni libri del genere che in passato ho letto e apprezzato (e mi sono stati d’aiuto per la stesura del 49esimo Stato). Dovendo scegliere, direi che quello che ho letto più volentieri è stato Il sindacato dei poliziotti yiddish di Michael Chabon.

Per i Dead Giulianos il punk sembra essere non solo questione di musica, ma anche di uno stile di vita.

Proprio così: della cultura punk mi piace moltissimo la musica (non ascolto altro), ma anche tutto il discorso che c’è dietro: la ribellione allo status quo; il mettere in discussione i dogmi; l’infrangere le regole non scritte in nome della semplicità e della spontaneità; il fare sempre e comunque quello che piace e diverte anche se in teoria non siamo qualificati; il non volere piacere a tutti; il non farsi dire mai cos’è meglio o peggio per noi; l’insofferenza verso qualsiasi tipo di autorità; non prendersi mai troppo sul serio.

Cosa pensi delle biblioteche?

Tutto il bene possibile. Ricordo che leggevo molto di più quando per ragioni economiche ero costretto a prendere i libri in prestito in biblioteca. Ancora oggi, quando entro in una biblioteca mi prende uno stato di benessere che raramente provo in una libreria. È come se lo Stato si preoccupi per la mia cultura, un po’ come attraverso gli ospedali si preoccupa della mia salute. Quando qualcuno mi dice che vorrebbe leggere di più ma non ha abbastanza soldi, non capisco di cosa parli.