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Amazon butterfly: la foresta e i suoi lavoratori

amazon-butterflyUn incontro molto interessante è stato quello ospitato il 25 giugno 2015 a Villa del Grumello, a Como, nell’ambito della manifestazione letteraria “Parolario”, con la presentazione del libro Amazon butterfly, di Alfredo Vanotti e Giovanni Moretti (*), nato all’interno di un’esperienza ormai ventennale di collaborazione e solidarietà volta a promuovere uno sviluppo rispettoso dei lavoratori e dell’ambiente nello stato brasiliano dell’Acre, di cui Moretti, sindacalista della Cgil, è stato sin dagli inizi promotore. In tale attività ha avuto e ha un ruolo fondamentale un missionario del Comasco, padre Luigi Ceppi (il libro, alle pp.42-43, contiene anche un suo contributo, con il titolo Il missionario dei seringueiros).

(*) Alfredo Vanotti e Giovanni Moretti, Amazon butterfly : salute e bellezza dalla foresta : generare ricchezza proteggendo l’ambiente, Como : Artigiani di pace, 2015. Il libro non è in commercio. Viene dato a chi si iscrive all’associazione Artigiani di pace. Con soli 10 euro (o, almeno, questa era la somma chiesta nella serata di “Parolario”) si può quindi dare un contributo a una valida iniziativa e per di più ricevere un libro pregevole per i contenuti e ben realizzato anche dal punto di vista grafico.

Frutto della palma buriti (Mauritia flexuosa). Foto di Frank Krämer, da Wikimedia Commons).

Frutto della palma buriti (Mauritia flexuosa). Foto di Frank Krämer, da Wikimedia Commons.

L’obiettivo è, come dice il secondo sottotitolo del libro, “generare ricchezza proteggendo l’ambiente”, trarre vantaggio dalle ricchezze naturali della foresta senza recarle danni e tutelando chi ci lavora. Un prodotto tradizionale della foresta è il lattice tratto dall’albero della gomma, Hevea brasiliensis, conosciuto là con il nome di seringueira (e seringueiros è il termine usato per i lavoratori che raccolgono il lattice) (pp.126-128). Ci sono poi diversi altri prodotti vegetali (*) che hanno un impiego alimentare o cosmetico (pp.47-109 – sono incluse alcune ricette). Alcune pagine del libro sono dedicate ai pesci di interesse alimentare (pp.112-119) e al miele delle “api senza pungiglione” (abelhas sem ferrão, api del genere Melipona) (pp.120-123).

(*) Spiegava padre Luigi in un’intervista del 1998: “Oramai non esiste più il seringueiro che vive solo della gomma naturale raccolta albero per albero nella foresta e delle noci brasiliane […]. Con aiuti internazionali si stanno creando nuovi consorzi per la coltivazione di frutta esotica e di piante medicinali” (R. P., Como e il Gandhi amazzonico, “La Provincia”, 23 dicembre 1998, p.6).

Il disboscamento indiscriminato, effettuato a vantaggio di pochi (per accaparrarsi il legno o per creare aree per allevamenti e coltivazioni a scapito di chi in quelle zone viveva dei prodotti della foresta), è stato, ed è ancora, una piaga dell’Amazzonia (una sintesi della questione è alle pp.23-24 del libro). Un prelievo di legname effettuato in modo sostenibile è invece una ricchezza: si porta via solo quanto la foresta può riprodurre e con “una garanzia di continuità: si taglia la “madre” se sul posto vi sono almeno 1 “figlia” e 2 “nipoti”” (p.27).

L’idea di creare una oficina-escola (bottega-scuola) di falegnameria nell’Acre, usando gli alberi in modo sostenibile per la foresta e per chi ci vive, avvalendosi delle competenze della Brianza, terra di eccellenza nella lavorazione del legno, era stata presentata già nel 1997 (*). Giovani dell’Acre sono arrivati in Brianza per ricevere una formazione da condividere poi con gli altri una volta rientrati (**). Dall’Italia, persone con lunga esperienza di lavoro sono partite per l’Acre per mettere le loro conoscenze a disposizione della bottega-scuola. Nel 2001, tre lavoratori in pensione, Carlo Castiglioni (come segno di riconoscimento, dopo la sua morte la oficina-escola è stata chiamata con il suo nome), Camillo Colombo e Aldo Stevanazzi partirono per l’Acre per dare inizio alla loro collaborazione (***). L’anno seguente arrivarono alla bottega-scuola arrivò Arialdo Dominioni. Con lui c’era la moglie Clara De Biasi che si prese cura dell’asilo (****). Anche qualche azienda ha dato il suo contributo inviando “macchinari non più usati ma ancora in buono stato” (*****).

(*) Una bottega di falegnami nelle foreste sudamericane, “La Provincia”, 6 giugno 1997, p.14; Pietro Berra, Una bottega in Amazzonia: appello all’impresa, ivi, 10 giugno 1997, p.15.
(**) G. Alb., Nata la bottega in Brasile, “La Provincia”, 10 novembre 1999, p.28. Cfr anche Andrea Quadroni, Amazzonia, Brianza. Così rinasce il sogno dei missionari del legno, “La Provincia”, 14 aprile 2014, p.14.
(***) In Amazzonia ad insegnare il mestiere di falegname, “Corriere di Como”, 4 maggio 2001, p.15; L’Amazzonia che unisce, “La Provincia”, 19 luglio 2003, p.31.
(****) Andrea Casartelli, Marito e moglie per due anni tra i poveri in Amazzonia, “La Provincia”, 14 settembre 2002, p.29; cfr Giuseppe Corti, Xapurì: l’arte della bottega, “Il Settimanale della diocesi di Como”, 13 settembre 2003, p.21.
(*****) Bottega per l’Amazzonia, “La Provincia, 22 maggio 2000, p.13. Oltre alle macchine è importante ovviamente avere all’occorrenza un’assistenza efficace. Qualche anno prima dell’inizio del “ponte” lanciato tra Brianza e Amazzonia, padre Luigi Ceppi sottolineava questo aspetto: “Abbiamo macchine che vengono dall’Italia o dalla Germania. Quando una macchina di queste si rompe, resta lì rotta. Prima che arrivi il pezzo di ricambio dall’Europa passano anni, anni e anni. Vale la pena di importare macchine se non c’è assistenza?” (incontro all’oratorio di Caversaccio, 29 gennaio 1993)

La Amazon butterfly (farfalla dell’Amazzonia) del titolo del libro, come viene in esso spiegato (p.17), è lo stato dell’Acre, la cui forma assomiglia alle due ali di una farfalla. Sulla copertina del libro c’è appunto una raffigurazione del territorio dell’Acre. Le diverse forme colorate in cui è suddiviso corrispondono ai 22 comuni (municípios) dello stato. Nella mappa in copertina in realtà se ne contano 20, ma ciò dovuto al fatto che sono stati presentati con lo stesso colore i comuni di Xapuri, Capixaba e Plácido de Castro che, così, appaiono come un’unica suddivisione. Nell’immagine qui sotto ho ripreso il disegno della copertina colorando in verde chiaro l’area corrispondente (concedetemi un po’ di approssimazione) al territorio di Capixaba, sul confine orientale dello stato.

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Alla serata di “Parolario” c’era uno dei due autori del libro, Giovanni Moretti. L’altro autore, il nutrizionista Alfredo Vanotti, è morto prima della pubblicazione del libro. All’incontro è stato ricordato dalla moglie e il suo lavoro sui frutti e tuberi è stato presentato dalla sua collaboratrice Tiziana Ferretti. C’era anche padre Luigi Ceppi, di passaggio in Italia.

All’inizio del suo intervento, padre Luigi ha chiesto ai presenti di alzarsi e di fare un minuto di silenzio in ricordo di chi è stato ucciso per il suo impegno sociale nell’Acre, come Ivair Higino e Chico Mendes nel 1988 (e, prima di loro, Wilson Pinheiro, nel 1980) e altrove, come suor Dorothy Stang, nel Pará.

Quindi ha parlato di ecologia, sottolineando che “l’ecologia non è solo salvare farfalle o piante”, ma è anche agire per le persone, “soprattutto i popoli più poveri”. Ha parlato di accoglienza verso gli immigrati, ricordando come nell’Acre, uno stato la cui popolazione è di 800.000 abitanti, sono stati accolti migliaia di haitiani fuggiti dal loro paese. Ha parlato di sostenibilità, dicendo che non può essere il mercato a decidere tutto, altrimenti si crea un nuovo colonialismo. La tecnologia stessa, ha detto, se non si lega al rispetto dei valori e delle diversità, può fare aumentare, invece che diminuire, le disparità sociali.

Ha ricordato la lotta pacifica contro i disboscamenti perpetrati per favorire grandi latifondisti a scapito dei lavoratori della foresta. Si attuavano gli empates: sul luogo dove si progettava il taglio incontrollato arrivavano centinaia di persone che intralciavano i lavori e facevano sparire le motoseghe approfittando di qualunque momento in cui fossero lasciate incustodite.

Padre Luigi ha raccontato un episodio divertente di queste battaglie non violente. Da una parte ci sono uomini con le motoseghe arrivati con l’incarico di tagliare gli alberi per gli interessi di pochi. Dall’altra ci sono uomini per i quali quegli alberi sono la fonte di lavoro e di vita, decisi a impedire con mezzi pacifici il taglio. Con loro ci sono Chico Mendes, leader sindacale dei seringueiros, e padre Luigi. “Chico, lascia parlare me” dice il sacerdote e si rivolge ai presenti. “So che è difficile” dice “ma cerchiamo di pregare insieme il Padre nostro. Alziamo tutti le mani”. I disboscatori pensano che su questo possono anche accontentare il prete. Appoggiano a terra le motoseghe e sollevano le braccia in alto. In quel momento gli uomini della foresta scattano, afferrano le motoseghe e le portano via. Nessuno si è fatto male e, senza motoseghe, non è possibile tagliare gli alberi. “E’una cosa strana da dire” commenta padre Luigi sorridendo, “ma Dio si serve anche di piccole cose” per aiutare chi ha bisogno.

Padre Ceppi ha sottolineato l’importanza delle comunità ecclesiali di base. Quello delle comunità ecclesiali di base, ha detto, è un “cammino che a volte non è capito dalle autorità, anche ecclesiastiche”, ma, ha aggiunto rendendo omaggio all’allora vescovo di Rio Branco dom Moacyr Grechi, “noi abbiamo avuto la fortuna di avere dom Moacyr” che, invece, ha appoggiato le comunità.

Il discorso ha toccato anche i rapporti con la politica. Padre Luigi ha riferito che le politiche del governo dell’Acre hanno cominciato a mostrare l’auspicata sensibilità nei confronti della foresta e dei suoi lavoratori dal 1999, quando è diventato governatore Jorge Viana, che ha occupato l’incarico per due mandati (1999-2006), seguiti da quello di Binho Marques (2007-2010) e dai due di Tião Viana, fratello di Jorge (dal 2011, attualmente in carica con il secondo mandato). “I Viana provengono da noi” ha spiegato padre Ceppi “sono nostri ragazzi”. La politica, ha detto, “non deve essere odiata: bisogna ricondurla al bene comune”, anche entrandoci.

Chico Mendes mostra come si estrae il lattice da un albero della gomma (foto di Miranda Smith da Wikimedia Commons).

Chico Mendes mostra come si estrae il lattice da un albero della gomma. Foto di Miranda Smith, da Wikimedia Commons.

Padre Ceppi ha parlato di utopia (“dobbiamo ritrovare la nostra utopia”) e di sogni, non in contrapposizione con la concretezza del lavoro, ma, anzi, come guida e stimolo a un lavoro concreto. Ha ricordato che, poco prima di venire ucciso, Chico Mendes aveva scritto un suo “sogno” e ne ha citato (in modo libero) alcune parole: “Settembre del 2122, primo centenario della liberazione ufficiale di tutti gli oppressi” (*).

(*) La citazione è in realtà imprecisa. Chico Mendes aveva messo come data del suo immaginario futuro il 6 settembre 2120 (non 2122) e il centenario festeggiato era quello della “rivoluzione socialista mondiale”, come giustamente viene riportato dallo stesso padre Luigi Ceppi nel suo contributo per Amazon butterfly (p.43), dove il breve scritto di Mendes viene presentato quasi per intero (mancano la riga introduttiva “Attenzione giovane del futuro” e alcune parole nel resto del testo – una riproduzione del manoscritto di Chico Mendes può essere vista qui). Ho voluto però riportare la frase nella forma in cui è stata presentata nel discorso: padre Luigi Ceppi era un amico di Chico Mendes, ha collaborato con lui e sta ancora lavorando per realizzare quello in cui Mendes credeva. Penso che una variante da lui creata (sia pure, con ogni probabilità, senza farci caso) meriti di essere conservata.

Mendes concluse il suo scritto dicendo “stavo sognando […] ma ho il piacere di aver sognato”. Padre Luigi ha commentato: “Se non avesse sognato, non avrebbe fatto niente. Sognando, ha costruito questa nuova realtà che adesso stiamo tentando di vivere”.